Volontari dei circoli di Legambiente, insieme a cittadini e scuole, hanno collaborato instancabilmente per mettere a punto l’indagine Beach Litter 2019, l’annuale ricerca che, da ormai sei anni, insegue l’obiettivo, attraverso uno studio di analisi e di reportistica, di meglio comprendere il fenomeno dell’inquinamento dei mari, concentrando l’attenzione sulla causa del problema: la scorretta gestione dei rifiuti a monte.
93 le spiagge analizzate pari a quasi 60 campi di calcio, in un’indagine che risulta essere la più estesa sia in Italia che nel mondo, di citizen science sui rifiuti. Di cosa si tratta? È un monitoraggio realizzato dai volontari dei circoli dell’associazione che setacciano le spiagge e contano i rifiuti trovati utilizzando un protocollo scientifico riconosciuto dall’ Agenzia Europea dell’Ambiente.
Negli anni, le spiagge monitorate sono oltre 400 e purtroppo i dati di quest’anno non si discostano molto e di certo non lo fanno in maniera positiva da quelli degli anni passati. La principale causa di questa situazione si conferma la cattiva gestione dei rifiuti urbani, a questa si aggiungono la carenza dei sistemi depurativi e la cattiva abitudine di buttare i rifiuti nel wc. Pesca e acquacoltura sono responsabili “solo” del 7% dei rifiuti monitorati.
Chi non ha mai fatto una passeggiata sulla spiaggia? Pensate che per ogni passo che facciamo sulle nostre spiagge incrociamo più di cinque rifiuti, dieci ogni metro. Per lo più si tratta di plastica, che resta sempre l’indiscussa protagonista con il suo 81% ma non solo, per una spiaggia su tre la percentuale di plastica ritrovata eguaglia o supera il 90% dei rifiuti trovati. Ma ad invadere i nostri litorali c’è veramente di tutto, di ogni forma, colore e materiale. Rifiuti gettati consapevolmente arrivati da chissà quale posto.
Sul totale delle spiagge monitorate, sono stati infatti ritrovati 968 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia, nella top ten abbiamo tappi e coperchi di bevande (se ne trovano 1 per ogni metro di spiaggia), mozziconi di sigarette, pensate che è stato trovato l’equivalente di 359 pacchetti di sigarette in 9 km, cotton fioc (il 7,4% di tutti i rifiuti monitorati) e materiale da costruzione, con oltre 4mila rifiuti legati a sversamenti illegali in piena spiaggia (calcinacci, mattonelle, tubi di silicone, materiali isolanti). In questa lista di certo non può mancare il caro usa e getta di plastica, ogni 100 metri di spiaggia si trovano 34 stoviglie (piatti, bicchieri, posate e cannucce) e 45 bottiglie di plastica. Sono più di 10 mila in totale le bottiglie e contenitori di plastica per bevande, inclusi i tappi (e anelli) censiti sulle spiagge, la tipologia di rifiuto più trovata in assoluto. Secondo Legambiente, per ridurre in modo drastico questa tipologia è necessario procedere a campagne che incrementino la fiducia dei consumatori nei confronti dell’acqua del rubinetto. A sostegno di questi dati il fatto anche che l’Italia è il primo paese in Europa e terzo nel mondo per consumo di acqua in bottiglia.
A chiudere la classifica dei materiali ci sono, infine, le retine per la coltivazione dei mitili (3,4%) e i frammenti di vetro o ceramica con il 3,1%.
Cosa possiamo fare?
Le iniziative legislative sono importanti ma non sufficienti come ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente “La leadership normativa dimostrata dal nostro Paese, seppur apprezzabile non basta. Siamo stati i primi paesi in Europa a mettere al bando gli shopper in plastica, e abbiamo anticipato la direttiva europea per i cotton fioc di plastica e le microplastiche nei prodotti cosmetici. Ora però è il momento di alzare l’asticella e recepire al più presto la nuova Direttiva europea con obiettivi e target di riduzione ancora più ambiziosi. Insieme a questo bisogna promuovere innovazione e ricerca nell’ottica dell’economia circolare; stimolare l’industria e le aziende a farsi carico di questa emergenza; aumentare la qualità della raccolta differenziata e del riciclo; guidare i cittadini e i consumatori a prevenire i rifiuti, a non abusare della plastica e adottare stili di vita più sostenibili. È necessario che le tre gambe, governi nazionale e locali, industria e consumatori, sorreggano insieme la sfida impegnativa che ci aspetta: diminuire l’enorme pressione che l’uomo esercita sui mari, gli oceani e i suoi abitanti…”
Fonti:
Comunicato Stampa Legambiente
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/dossier_beachlitter2019.pdf