Un bilancio più in rosso che in green è quello che emerge dalla Relazione sullo Stato della Green Economy 2019 agli Stati Generali della Green Economy che si sono tenuti, nei giorni scorsi, nella cornice di Ecomondo alla Fiera di Rimini. Durante il summit, promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione Europea, sono state elencate le numerose criticità che stanno affliggendo il mondo della green economy.
Innanzitutto, per quanto riguarda le emissioni di gas serra, il livello rilevato dagli esperti nel 2018 non è calato attestandosi a 426 MtCO2eq e quindi pressoché in linea con il dato riscontrato l’anno precedente (428 MtCO2eq) e i livelli del primo semestre del 2019 evidenziano addirittura un aumento. Se le emissioni di gas serra non calano, il consumo di energia aumenta: nel triennio 2014-2017 il consumo lordo di energia è salito da 166 a oltre 170Mtep mentre nel 2018 è salito più del Pil (a fronte di un +0,9% di Pil è aumentato del 2%).
Pur rimanendo al primo posto fra i grandi stati europei per fonti rinnovabili, in Italia, nell’ultimo quinquennio, la quota di rinnovabili è cresciuta di un solo punto percentuale: grazie a circa 22 Mtep è stato possibile soddisfare il 18,3% del fabbisogno energetico interno a fronte di una media europea del 17,5% peraltro non raggiunta da altri grandi paesi come Spagna (17,5%), Francia (16,3%), Germania (15,5%) e Regno Unito (10,2%). In controtendenza c’è da segnalare il balzo della produzione di biometano che, nel 2018, è addirittura triplicata.
Sul podio della “circolarità” ltalia si colloca al terzo posto dopo Francia e Regno Unito e prima della Germania mentre, per quanto concerne la classifica del riciclo dei rifiuti, l’Italia, con una media di due punti percentuali superiore a quella media europea, si colloca al secondo posto alle spalle della Germania.
Pessimo è invece il risultato ottenuto in relazione alla spesa ambientale in ricerca e sviluppo: con soli 8,7 Euro pro-capite (-17% tra il 2010 e il 2017) – dato ben al di sotto della media europea (14,4 Euro) - il Belpaese si pone addirittura al ventiduesimo posto in Europa. Ancora peggiore è la posizione raggiunta per la digitalizzazione: ventiquattresima su 28 paesi.
Nel 2018 l’Italia vanta il primo posto nella classifica europea in tema di valore aggiunto dell’agricoltura pari a 32,2 miliardi di euro, ponendosi solo seconda (dopo la Francia) per quanto riguarda il valore della produzione. Nel quinquennio 2012-2017 le coltivazioni biologiche hanno registrato un balzo del 25% che ha portato a 12,6 milioni di ettari l’estensione delle superfici coltivate con metodi biologici (solo la Spagna ha fatto meglio). Possiamo poi vantare il maggior numero al mondo di produzioni ad indicazione geografica.
In materia di territorio continuiamo a consumarne sempre troppo: nel 2018 abbiamo consumato 51 chilometri quadrati di territorio (circa 14 ettari al giorno come media). Possiamo tuttavia vantare una delle più ricche biodiversità grazie ad una flora vascolare formata da oltre 6.700 specie (che, per il 20,4% del totale, sono endemiche) e una fauna di oltre 58.000 specie (il 30% delle quali sono endemiche).
“Insostenibile” è infine la situazione della mobilità sostenibile: con 644 auto ogni 1.000 abitanti, l’Italia è il paese con il tasso più alto di auto e tale numero tende ad aumentare. Assai scarso è stato l’appeal delle auto elettriche con meno di 10.000 auto vendute (68.000 in Germania) e solo il quinto posto in Europa nel mercato delle e-bike. Non è migliore la condizione del parco mezzi pubblici che, per la gran parte, è composto da veicoli con una elevata anzianità di servizio con alimentazione a gasolio (solo a Milano, Torino, Bergamo e Cagliari sono circolanti e-bus).
In termini di rischi per l’uomo le alte temperature costituiscono il pericolo climatico più urgente da affrontare nelle città Italiane: su 376 azioni complessive 358 sono riferite alla mitigazione e solo 18 all’adattamento.
“Sono registrate alcune eccellenze italiane nel campo della green economy - ha detto Edo Ronchi del Consiglio Nazionale della Green Economy - ma emergono anche molte criticità: sostenere le eccellenze e recuperare le difficoltà è la via da perseguire per lanciare un concreto Green New Deal in Italia. Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della Green Economy che se adeguatamente promosse ed estese, potranno trascinare investimenti e nuova occupazione”.