Da una ricerca condotta dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e da SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente) è emerso che, ogni anno, 8 milioni di tonnellate di plastica – costituita per larga parte da Imballaggi alimentari e industriali, borse shopper e dalle immancabili bottiglie di plastica - finiscono in mare e il 7% del totale (pari a 570 mila tonnellate) si riversa nell’area del Mediterraneo: per avere una idea dell’entità del fenomeno immaginate 33.800 bottiglie di plastica gettate ogni minuto in mare.
Quella galleggiante o comunque visibile costituisce solo il 15% della plastica presente nei mari e la restante parte, invece, giace nei fondali frammentandosi in microplastiche che dapprima vengono inghiottite dalla fauna marina e poi creano problemi alla flora marina per risalire infine, lungo tutta la catena alimentare, sino alle nostre tavole.
Nella classifica dei fondali marini e delle spiagge italiane maggiormente inquinati, “vince” il mare di Sicilia con 786 oggetti rinvenuti per un peso superiore ai 670 kg mentre, in seconda posizione, si trova quello di Sardegna con 403 oggetti per un peso di 86,55 kg. Per quanto concerne, invece, i fondali rocciosi, invece, la sfida è tristemente vinta dal mar Ligure (1500 oggetti per ogni ettaro) seguito dal Golfo di Napoli con 1200 oggetti per ogni ettaro.
Il principale “mezzo di trasporto” dei rifiuti è costituito dai fiumi che, nel contempo, rappresentano anche il luogo ove si manifesta la più alta concentrazione di rifiuti (oltre 1000 rifiuti per km² vicino alla foce e tra i 10 e i 600 nella prossimità della costa, mentre in mare aperto il numero degli oggetti è stato tra 1 e 10 per km²).
Lo scorso ottobre è stato approvato, da parte della Camera dei Deputati, il disegno legge c.d. “Salva Mare” che ora attende l’approvazione definitiva in Senato – e la successiva promulgazione da parte del Presidente della Repubblica – per entrare finalmente in vigore.
Fra le norme più importati contenute nel disegno di legge v’è certamente la possibilità per i pescatori di ripulire i mari senza più l’obbligo di conferire i rifiuti recuperati seguendo le stringenti modalità previste per i rifiuti speciali: i rifiuti pescati in mare e nelle acque interne (fiumi, laghi ecc), con l’entrata in vigore della nuova normativa, saranno assimilati ai rifiuti urbani e le plastiche raccolte potranno essere avviate alla filiera del riciclaggio.
In questo contesto, Marevivo ha lanciato una petizione per chiedere l’introduzione di un emendamento al disegno di legge “Salva Mare” che preveda l’installazione di sistemi di raccolta rifiuti alla foce dei fiumi. A supporto della propria richiesta, l’associazione ambientalista ha mostrato i risultati eccezionali riportati dalle sperimentazioni effettuate sul Po, sul Sarno e attualmente sul Tevere.