Sebbene le vacanze estive siano ormai un pallido ricordo per le tante persone che passano le loro giornate nel traffico cittadino, nel Mar Mediterraneo, anche nei mesi più freddi, fanno il bagno dei turisti non graditi: 10 mila tonnellate di plastica dalla Tunisia e 40 mila dall’Italia.
Nei giorni scorsi, durante la cerimonia di lancio di COMMON - progetto europeo finanziato nell’ambito del programma ENI CBC MED per affrontare in modo integrato il problema dei rifiuti abbandonati in mare - gli esperti di Legambiente hanno reso pubblici i dati raccolti durante i monitoraggi effettuati da Goletta Verde.
Nel suo viaggio lungo oltre 296 km, Goletta Verde ha riscontrato la presenza media per km2 di ben 230 rifiuti che, per la quasi totalità (99%), erano composti da plastiche per la maggior parte (72%) ridotte in pezzi non identificabili. Il 7,4% degli oggetti in plastica rinvenuti erano teli e fogli, il 6,5% erano buste, le cassette in polistirolo costituivano il 5,9%, le bottiglie di plastica il 2,1%, le reti e i fili il 2,1%, gli agglomerati di materiale plastico ed organico costituivano l’1,5% dei reperti plastici rinvenuti ed infine tappi e coperchi di plastica rappresentavano lo 0,9%.
Per quanto riguarda la geo-localizzazione della plastica presente nel “Mare Nostrum”, il Mar Tirreno risulta quello con la più alta percentuale di rifiuti marini (51,5%) seguito dall’Adriatico (40,9%) e dallo Ionio (7,6%).
La gravità della situazione richiedeva una risposta collettiva e l’Unione Europea, tramite il programma ENI CBC MED e con una dotazione di 2.2 milioni di euro, ha deciso di finanziare il programma COMMON (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea) che si pone l’obiettivo di creare una rete di collaborazione fra Italia, Tunisia e Libano al fine di mitigare il problema del marine litter nel Mediterraneo anche grazie al coinvolgimento di Legambiente, dell’Università di Siena, dell’Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie del Mare di Tunisi, dell’Istituto agronomico mediterraneo di Bari, dell’ONG libanese Amwaj of the Environment, dell’Università di Sousse e della riserva naturale di Tyre, in Libano.
COMMON svilupperà protocolli di monitoraggio al fine di valutare l'impatto delle plastiche nelle cinque aree pilota individuate fra le quali due sono in Italia (Maremma e Puglia), due in Tunisia (Isole Kuriate e Monastir) ed una in Libano (riserva naturale di Tyre). Verranno quindi identificate le fonti di marine litter allo scopo di definire azioni di riduzione del fenomeno.
Il progetto non si limiterà a raccogliere e condividere informazioni sul marine litter, ma consentirà di effettuare formazione in favore delle autorità locali e regionali, delle Aree Marine Protette, dei centri di recupero delle tartarughe marine e dei cittadini nonché promuovere campagne di sensibilizzazione e progetti di networking che coinvolgeranno le comunità locali e gli operatori economici anche la fine di incoraggiare il bando dei sacchetti in plastica in tutto il bacino mediterraneo.
“Il problema dei rifiuti in mare rappresenta una delle sfide più complesse del Mediterraneo. Non parliamo solo di un problema ambientale legato agli enormi danni alla biodiversità e all’ecosistema tutto ma anche di un problema economico, che ha ripercussioni sulle attività produttive, dal turismo alla pesca”, commenta Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente “Per affrontare questa emergenza è necessario, da un lato, acquisire nuove conoscenze sul fenomeno e, dall’altro, sostenere processi decisionali di prevenzione e gestione sulla terraferma. Per questo, il progetto COMMON si pone l’obiettivo di studiare modelli di governance efficaci in alcune aree pilota, il primo passo per fronteggiare il problema a livello Mediterraneo”.
“L’ingestione di microplastiche è stata documentata per 76 specie mediterranee tra cui pesci e tartarughe marine e nonostante i recenti progressi scientifici c’è bisogno di colmare le carenze attuali sulla conoscenza del tema” dichiara Maria Cristina Fossi, docente dell’Università di Siena, partner del progetto COMMON. “La crescente urgenza e complessità delle sfide sociali interconnesse, come il marine litter, richiede che vengano affrontate attraverso il rafforzamento dell'interfaccia scienza, politica e società per fornire le condizioni necessarie a tradurre le conoscenze basate sulla ricerca in azioni efficaci. Inoltre, l’impatto dei rifiuti ingeriti dagli organismi marini dovrebbe essere valutato attraverso un monitoraggio integrato, sia sulle specie commerciali che in quelle protette”.