Con l’arrivo dei primi freddi e l’approssimarsi delle vacanze invernali sono già in molti a programmare le prossime vacanze sulla neve. Le vette imbiancate rappresentano, infatti, per molti italiani una tappa obbligatoria per giornate in allegria fra le piste innevate o anche solo per rilassarsi.
Purtroppo, però, così come avvenuto nelle nostre vacanze estive, c’è un ospite non gradito: la plastica.
L’immagine delle montagne incontaminate è ormai un pallido ricordo: anche la montagna più alta del mondo, l’Everest, è diventata una discarica a causa della condotta scellerata dell’uomo.
Le cose non vanno meglio sulle vette nostrane: dalle analisi effettuate dall'università Statale di Milano e di Milano Bicocca nel Parco Nazionale dello Stelvio è emersa, nel ghiacciaio dei Forni, la presenza di un numero variabile da 131 a 162 milioni di particelle di componenti plastici come poliestere, poliammide, polietilene. Il tasso riscontrato, secondo gli studiosi, è equiparabile a quello rilevato nei mari europei.
L’Azienda per il Turismo della Val di Sole è già corsa ai ripari: hanno proposto agli operatori di Pejo3000 di trasformare la ski area - che si sviluppa tra i 1400 e i 3000 metri di altitudine – nella prima, al mondo, “plastic free” e, quindi, di mettere al bando, già dalla prossima stazione sciistica stoviglie, bicchieri, cannucce monouso, bottiglie di plastica.
Già in passato la Val di Pejo ha dato dimostrazione della propria attenzione alla sostenibilità ambientale: da tempo l’approvvigionamento energetico avviene grazie all’energia rinnovabile di tre piccoli impianti idroelettrici la cui produzione è superiore rispetto al fabbisogno locale. Per il riscaldamento poi si fa ricorso ad un impianto di teleriscaldamento a cippato alimentato con gli scarti delle lavorazioni boschive e i sistemi di innevamento artificiale sfruttano acqua di recupero.
Il Parco Nazionale dello Stelvio vanta inoltre la certificazione della Carta europea del turismo sostenibile e i tre rifugi dell’area sciistica hanno avviato l’iter per guadagnare la certificazione di Ecoristorazione Trentina che viene assegnata ai ristoranti che si sono attivati per ridurre il proprio impatto ambientale.
“Se le plastiche raggiungono le alte quote, vi rimangono per molto tempo, anche decenni e poi vengono restituite all'uomo sotto forma di danni ambientali e sanitari, entrando nella nostra catena alimentare” spiega Christian Casarotto, glaciologo del Museo delle Scienze MUSE di Trento. "Le iniziative per contenere la diffusione delle plastiche sono quanto mai urgenti. Tutto l'arco alpino dovrebbe adottarle”.
“Ci siamo subito resi conto che il lavoro da fare era imponente – rivela Luciano Rizzi, presidente dell'APT Val di Sole, Pejo e Rabbi - ma d’altro canto non volevamo più aspettare. L’economia locale si fonda sul turismo ma questo impone un’attenzione in più affinché le nostre risorse naturali non vengano depauperate. Sono loro il nostro tesoro e lo dobbiamo preservare per i nostri figli e nipoti. Siamo quindi orgogliosi di essere i primi al mondo a fare questo passo, sicuri che ben presto altri seguiranno”.
fonte testo e foto: comunicato stampa