Sul mercato statunitense il settore vinicolo italiano vede il bicchiere sicuramente mezzo pieno.
L’epidemia di Covid-19 ha cambiato le modalità di approccio al vino da parte degli statunitensi, facendo aumentare i consumi fuori dai luoghi di acquisto e facendo schizzare le vendite on-line e, in questo contesto, approfittando dei dazi aggiuntivi applicati ai principali competitor, i vini italiani fanno registrare risultati trionfali a scapito della concorrenza soprattutto francese.
Analizzando gli ultimi dati doganali, l'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitori ha rilevato che, nel corso dei primi 8 mesi del 2020, l’Italia ha recuperato oltre 370 milioni di euro sulla Francia chiudendo la stagione estiva con un ulteriore allungo a 1,16 miliardi di euro di vendite (+2,3% sul pari periodo 2019) mentre gli operatori francesi si scontrano contro un trend in rosso del 25,7% (998 milioni di euro). Gravissimi cali sono registrati anche da Spagna (-11,8%) e Germania (-34,4%).
Anche nel settore vinicolo l’e-commerce, a partire dai grandi aggregatori di vendite online, segna dati da record come riscontrato nel seminario Vinitaly-wine2wine (in collaborazione con Colangelo & Partners) da Heini Zachariassen, fondatore della principale app enologica al mondo, Vivino: «in questi mesi abbiamo assistito agli incrementi di acquisto più forti di sempre da parte dei nostri 46 milioni di utenti, con crescite in tripla cifra nei 5 mesi di emergenza. Nel periodo – ha proseguito – abbiamo registrato un punto di svolta per i fine wine italiani, soprattutto per i rossi toscani, l’Amarone e il Brunello di Montalcino».
Michael Osborn, fondatore del portale Wine.com, aggiunge che «la quota dei nostri utenti che operavano acquisti è passata dal 24% in regime pre-Covid all’86%. Un dato incredibile, che secondo un nostro sondaggio sarà mantenuto anche in fase post-Covid. Nel corso dell’anno – ha concluso – gli acquisti di vini italiani sono cresciuti del 53% grazie agli acquisti in fascia alta dei millennials e generazione X».
Secondo Aaron Sherman, co-fondatore e Ceo di SevenFifty, il settore dell’horeca ha fatto registrare un calo del 33%. «Il business del vino negli Stati Uniti è molto resiliente, anche durante il lockdown – ha detto il fondatore della Colangelo & partners, Gino Colangelo – e in questo contesto il vino italiano è favorito. Oggi infatti la categoria in più rapida crescita è quella di fascia alta (oltre i 50 dollari), che corrisponde al profilo delle grandi aziende del Belpaese».
«L’Italia – ha detto Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – oggi detiene una quota di mercato sulle importazioni Usa di vino che si avvicina al 35%, un record raggiunto grazie alla congiuntura e a un rapporto qualità-prezzo più che mai competitivo. Ora serve mantenere le distanze e riallineare i segmenti di mercato penalizzati dal Covid-19 attraverso un’accelerazione della promozione made in Italy. A questo – ha proseguito – servirà wine2wine exhibition & forum, un evento fisico e digitale a cui parteciperanno, grazie alla partnership con Agenzia-Ice, centinaia di buyer in presenza e altrettanti on-line, per cui sono previsti masterclass, networking, b2b e seminari in remoto».
Fonte: comunicato stampa vinitaly