Sembrano ormai lontani gli anni in cui era alla moda scorrazzare per le città con maxi suv che occupavano tutta la carreggiata stradale, consumavano litri e litri di carburante ed erano fonte di lunghe sbuffate di smog.
La nuova tendenza, in ambito di traffico urbano, è rappresentata dalla micromobilità elettrica: ogni giorno oltre 65.000 veicoli leggeri in condivisione - fra biciclette, motorini elettrici e monopattini - consentono di offrire ottantasei servizi in uno su tre dei 110 capoluoghi di provincia italiani.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility nell’ambito del quarto Rapporto Nazionale della Sharing Mobility, la classifica delle città italiane che offrono il numero maggiore di servizi di micromobilità vede Milano al primo posto con 14 servizi di micromobilità in sharing, seguita da Roma (11) e Torino (7). Fra i servizi più diffusi c’è il bikesharing station-based attivo in 26 città mentre, al secondo posto, ci sono i monopattini in sharing che, con 38 servizi diversi, circolano in 17 città, al terzo il bikesharing free-floating (13 servizi in 12 città) seguito dallo scootersharing presente solo in 4 città, ma che ha dimostrato, nell’ultimo quinquennio, una crescita eccezionale passando da 150 veicoli nel 2015 ad oltre 5.000 nel 2019 (+126% rispetto al 2018) che, per oltre il 95% del totale, sono elettrici.
Nel 2019 erano attivi 10 servizi gestiti da 5 operatori, 4 dei quali avevano flotte totalmente elettriche. I noleggi dei motorini in condivisione raggiungono quota 3 milioni triplicando il valore registrato nell’anno precedente e anche le iscrizioni sono aumentate del 174% rispetto al 2018.
Sbarcati in Italia a fine 2019, i monopattini in sharing si stanno affermando prepotentemente passando dagli iniziali 4.900 esemplari a 27.150 e da 12 a 38 servizi diventando, nel periodo post lockdown, il servizio di micromobilità con il tasso di crescita più alto.
Ottimi i risultati conseguiti dai servizi di bikesharing che nell’ultimo anno, con quasi 35.000 veicoli (dei quali il 15% è elettrico), è stato il servizio più diffuso in Italia facendo registrare, rispetto al 2018, un aumento delle iscrizioni del 60%.
“Questa micromobilità che si sta affermando nelle città di tutto il mondo -ha detto Raimondo Orsini dell’ Osservatorio Sharing mobility- è in netta controtendenza rispetto al mercato dell’auto che propone veicoli sempre più grandi, potenti e ingombranti nel parcheggio. L’'aspetto più interessante è la possibilità di integrazione di scooter elettrici , bici condivise e monopattini con il trasporto pubblico e la ciolopedonalità, con un conseguente minor ricorso all'auto di proprietà per gli spostamenti urbani che può ridurre l’ inquinamento dal trasporti del 20-30%”.
“Le città devono integrare la micromobilità condivisa all’interno della propria pianificazione strategica sui trasporti e gestirne l’operatività” afferma Pedro de Gouveia di Polis. “A questo scopo – prosegue- gli strumenti che proponiamo alle città di adottare per la regolazione dei monopattini, sono: limiti al numero di operatori, limiti alle flotte, ridistribuzione e bilanciamento delle flotte in zone meno servite, estensione geografica del servizio, linee guida sul parcheggio e aree dedicate, servizio di rimozione dei veicoli d’intralcio, limiti di velocità, assicurazioni, manutenzione dei veicoli, corse incentivate da e verso zone strategiche (zone a bassa offerta di TPL, etc.), tariffe obiettivo per gli operatori, obblighi sulle dismissioni.”