I rifiuti marini (marine litter) sono uno dei principali problemi ambientali che affligge il nostro pianeta. L’80% di questi rifiuti, che oltre a trovarsi in mare si trovano anche sulle nostre spiagge, è costituito da plastica (un’indagine di Legambiente, per altro, ha dimostrato che il 10% dei rifiuti sulle spiagge italiane proviene direttamente dai nostri WC).
Dobbiamo tener presente il fatto che questi rifiuti non solo costituiscono una grave minaccia per l’ecosistema marino, poiché alcune specie li ingeriscono credendolo cibo, potrebbero inoltre portare la plastica all’interno della catena alimentare umana.
L’Italia insieme ad altri paesi (Francia, Grecia, Portogallo, Spagna, Tunisia e Turchia) partecipa al progetto INDICIT (Implementation Of Indicators Of Marine Litter On Sea Turtles And Biota In Regional Sea Conventions And Marine Strategy Framework Directive Areas). Il progetto, finanziato dall’UE, rientra nell’ambito di attuazione della Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010, che si pone come obbiettivo quello di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine.
Ma cosa si intende per buono stato ambientale? “È la capacità di preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi mantenendo l’utilizzo dell’ambiente marino ad un livello sostenibile, salvaguardando il potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future” (ISPRA).
In Italia il progetto vede coinvolti Il Ministero dell’ambiente che partecipa al coordinamento, l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e lo IAMC-CNR (Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche) come soggetti attuatori.
L’ INDICIT ha come scopo quello di perfezionare una metodologia per rendere operativo l’indicatore sulla quantità dei rifiuti marini ingeriti dalla tartaruga marina Caretta caretta e da altri animali marini
Le specie oggetto di studio sono state per i mari del nord Europa il fulmaro, un grosso uccello marino mentre per il mediterraneo, come anticipato, il progetto ha riguardato le tartarughe marine Caretta Caretta. La loro ampia diffusione geografica, anche in habitat diversificati, unita al fatto che questa specie ha la caratteristica di ingerire i rifiuti marini, ne ha fatto un ottimo indicatore per studiare soprattutto l’impatto della plastica sulla fauna dei mari.
Come mostra il documentario “Marine litter impact on sea turtles”, online dal 30 Gennaio sul sito dell’ISPRA e realizzato nell’ambito di questo progetto, dopo un anno di analisi delle tartarughe spiaggiate o catturate accidentalmente dai pescatori, si è osservato che il 60% delle stesse aveva ingerito plastica.
Dati incredibili? No, purtroppo realtà! Cosa possiamo fare? Iniziare a ridurre i rifiuti che quotidianamente produciamo cercando di vivere una vita a Minimo Impatto!
PER APPROFONDIRE
http://www.isprambiente.gov.it/it/news/pubblicato-il-documentario-marine-litter-impact-on-sea-turtles (e per vedere il video)
http://www.strategiamarina.isprambiente.it/introduzione-seconda-parte
IMMAGINE: FOTOGRAMMA VIDEO “Marine litter impact on sea turtles”
Post a cura di Valeria Morelli 2.0