Quando parliamo di ambiente capita spesso che l’inquinamento non colpisca solo le acque, la terra e l’aria: molte volte, infatti, ad essere contaminato è il nostro stesso linguaggio. A causa di ignoranza in materia, ma anche per semplice disattenzione, capita a troppe persone di confondere termini che, in realtà, hanno significati fra loro assai diversi. Uno dei “binomi” che più facilmente generano confusione è quello biodegradabile- compostabile. Facciamo quindi chiarezza.
Un materiale si definisce biodegradabile quando, sottoposto all’attività enzimatica di microorganismi, riesce ad essere degradato in più sostanze semplici: una volta terminato il processo di biodegradazione, le sostanze organiche che componevano originariamente il materiale di partenza si saranno trasformate in acqua, anidride carbonica e metano senza rilasciare sostanze inquinanti.
Questo fenomeno fa parte del ciclo naturale della vita incentrato sul carbonio: attraverso la fotosintesi di piante ed alghe, l’anidride carbonica viene sottratta all’atmosfera per sintetizzare gli zuccheri e le altre sostanze che sono necessarie alle piante per crescere e svilupparsi. Le piante vengono quindi mangiate dagli animali erbivori i quali, a loro volta, divengono cibo per gli esseri carnivori. Una volta morti, i resti degli organismi vegetali e animali vengono attaccati da microrganismi che, con la loro azione, rilasciano acqua e anidride carbonica nell’atmosfera.
La biodegradabilità - secondo l’accezione che normalmente vien data - non è correlata alla materia prima in sé quanto alla sua natura chimica: è quindi possibile che un prodotto da materie prime rinnovabili non sia biodegradabile (ad es. posso realizzare un prodotto durevole con una bioplastica e questo, spesso non sarà adatto al compostaggio. Infatti la chimica verde continua a studiare prodotti da materie prime rinnovabili, un po’ in tutti i campi) in tempi brevi (es. in un impianto di compostaggio) può essere vero il contrario ovverosia che un prodotto ottenuto dal petrolio sia biodegradabile (bisogna poi vedere in quanto tempo! Spesso per oggetti di plastica si parla di migliaia di anni).
Si dice compostabile un materiale organico che, giunto a fine vita e conferito nella frazione umida, una volta conferito a seconda dei casi nella compostiera domestica o in un impianto di compostaggio industriale, subirà un processo di decomposizione biologica in condizioni controllate, trasformandosi in un prodotto biologicamente stabile, inerte e inodore che può essere impiegato nell’agricoltura e nella vivaistica come fertilizzante detto Compost.
Il compost nasce quindi dalla disintegrazione e biodegradazione aerobica (cioè in presenza di ossigeno) di rifiuti organici che può avvenire sia a livello domestico-amatoriale che a livello industriale. A livello industriale è possibile trasformare in compost anche bicchieri trasparenti in bioplastica come il PLA, del tutto simili alla plastica tradizionale in termini di utilizzo e resistenza tecnica o gli shopper in Mater-bi ® della supermercato o più in generale tutti quei prodotti come anche posate o vaschette che siano certificati compostabili secondo gli standard EN13432. Quindi ad esempio piatti o bicchieri monouso certificati compostabili potranno essere buttati insieme alle bucce di banana e agli scarti del pesce.