Nonostante, negli ultimi giorni, molti territori italiani siano stati interessati da abbondanti piogge – e in alcuni casi da veri e propri nubifragi – anche quest’anno è emergenza siccità.
La riduzione, per il 30%, delle precipitazioni atmosferiche ha fatto scendere i livelli del Po – che, al Ponte della Becca a Pavia alla confluenza con il Ticino, si attesta addirittura a 2,86 metri sotto lo zero idrometrico perdendo l’82% dal livello di inizio dell’estate - dei grandi laghi e delle riserve idriche nazionali.
Anche il livello dei maggiori laghi del nord – bacini essenziali per le colture della Pianura Padana, dove si produce un terzo del Made in Italy agroalimentare nazionale – è crollato: dall’inizio dell’estate il livello del lago Maggiore è crollato del 115% (19 centimetri sotto lo zero idrometrico) consentendo di riempire solo il 16,8% dell’invaso, mentre il lago Como è pieno solo per il 24,7% del totale avendo perso il 97% del livello e scendendo ad 1,9 centimetri sopra lo zero idrometrico e l’Iseo è pieno solo al 45%. Unico a “resistere” è il Garda che, con 104 centimetri sopra lo zero idrometrico, può vantarsi di essere pieno al 78%.
Non va meglio ai bacini del centro-sud dove si registra una diminuzione di oltre 50 milioni di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo del 2019.
Per quanto riguarda le temperature registrate, in Italia si segnala una forte accentuazione della tendenza al surriscaldamento: da quanto emerge dall’analisi Coldiretti sui dati Isac Cnr, il 2020, finora, è di oltre un grado (+1,01 gradi) l’anno più caldo della media storica ed è al quarto posto nella “classifica” dal 1800. In tale situazione aumenta il fenomeno degli incendi: negli ultimi due mesi il Dipartimento della Protezione civile è stato coinvolto per lo spegnimento, tramite i mezzi della flotta aerea dello Stato, di ben 450 roghi che hanno comportato al distruzione di migliaia di ettari di terreno, di oliveti, pascoli e di alberi, la morte di animali e gravissimi rischi per i centri abitati. Il 60% dei roghi è di origine dolosa e la chiusura delle aziende agricole espone i boschi italiani alla propagazione delle fiamme.