C’è chi ama trascorrere le proprie vacanze al mare e chi, al contrario, preferisce trascorrere le ferie in montagna. Nel contempo, c’è chi non fa distinzione e reca danni e pericoli sia nei fondali marini che sulle cime innevate: le microplastiche.
Per la prima volta al mondo, grazie all’apporto della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’ARPA Valle d’Aosta e dal consorzio Corepla, è stata effettuata una ricerca sulle nevi residue delle nevicate dell’anno.
In collaborazione con lo European Research Institute e VdATralier che organizza il Tor des Géants® - la corsa in montagna più dura al mondo - e l’Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale (AICA), nel mese di settembre 2019, nel corso dell’ultima edizione della gara podistica, la Cooperativa ERICA ha effettuato una campagna di campionamenti sulle nevi residue dell’inverno e primavera precedente i cui risultati sono stati pubblicati nel dossier “Nevica Plastica”.
I campioni di neve sono stati recuperati in quattro siti: il rifugio Deffeys nel comune di La Thuile, il rifugio Miserin nel parco del Monte Avic, il rifugio Cuney (il più alto rifugio delle Alte Vie valdostane) e il col du Malatrà a quasi 3000 metri di altitudine.
Dalle analisi effettuate da parte dell’ARPA Valle d’Aosta in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, sono emerse 40 particelle di cui ben il 45% era costituito da microplastiche, il 43% da fibre di cellulosa, il 2% da lana, mentre il 10% non è stata possibile una identificazione univoca.
Il 39% delle microplastiche rinvenute erano fibre o fili, mentre il restante 61% era costituito da frammenti di diversa forma. La dimensione delle microplastiche rinvenute varia da 50 micron a poco meno di 2 millimetri. Il colore maggiormente presente è il bianco (50%), seguito dal blu (28%) e dall’azzurro (11%) e dal colore rosa o viola (5,5% in entrambi i casi). Il polimero più rinvenuto è il polietilene (39%), seguito dal PET (17%), dal HDPE (17%) e dal poliestere (11%), dal LDPE (6%), dal polipropilene (5%) e dal poliuretano (5%).
Secondo i dati elaborati dagli studiosi ogni anno sulla regione cadrebbero 200 milioni di particelle di cui 80 milioni di microplastiche: praticamente, ogni anno, sulle montagne più alte d’Italia “nevicano” 25 chili di plastica.
“Vivo in me una doppia emozione, di soddisfazione, da ricercatore, per aver dimostrato che ci sia ancora molta strada da fare, andando ad indagare ambienti e matrici ancora mai studiate, ma anche di enorme preoccupazione, da divulgatore, perché ogni studio evidenzia come il problema dei rifiuti dispersi nell’ambiente, sia molto più grande di come possiamo immaginarcelo. Per questo continuo a correre testimoniando l’importanza di non buttare nulla a terra, ma al contrario se si vede qualcosa chinare la schiena e raccoglierlo” commenta Roberto Cavallo, testimonial, promotore e ideatore dello studio, in partenza per la nuova edizione di Keep Clean And Run il prossimo 4 settembre che da Cortina d’Ampezzo lo porterà a Trieste.
“Negli ultimi anni, con European Research Institute, ho avuto la possibilità unica al mondo di contribuire al monitoraggio della situazione dell'inquinamento da plastiche in ogni ambiente del nostro Pianeta, di esserne testimone diretto: dall'Artico, al Mediterraneo e, con Roberto Cavallo, dal fiume Po alle nevi alpine. I dati reali hanno sempre confermato i timori. Per questo continuo a impegnarmi sul doppio fronte del sostegno alla ricerca e della sensibilizzazione. L'ambiente rende possibile la nostra vita e il nostro benessere: dobbiamo conoscere per proteggere” dichiara Franco Borgogno, giornalista, fotografo e guida naturalistica, ambasciatore in Italia del 5 Gyres Institute, autore del libro Un mare di plastica, per Nutrimenti editore.
“Questi risultati dimostrano come anche negli ecosistemi di alta montagna, considerati dall’immaginario collettivo come incontaminati, siano presenti le microplastiche, che vi arrivano attraverso il trasporto atmosferico o si originano in loco dalla degradazione dei rifiuti plastici ivi abbandonati e/o dalla usura dei capi tecnici o della attrezzatura di montagna. È per questo estremamente importante non abbandonare alcun rifiuto plastico in questi ecosistemi al fine di prevenire la formazione di microplastiche e preservarne la loro identità pristina” aggiunge Marco Parolini, professore associato e ricercatore di Ecologia al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell'Università degli Studi di Milano.
“Il Tor des Géants® è un evento internazionale di grande fama che si svolge in un ambiente maestoso e molto sensibile. Capire l’impatto di questa gara sulle montagne valdostane è uno dei nostri punti focali. La ricerca svolta durante la decima edizione del 2019 ha portato alla luce quanto la civiltà moderna possa incidere sugli ecosistemi. Sembra impossibile che a quote molto alte si possano trovare tracce della nostra presenza. Bisogna prendere coscienza di questo e mettere in atto azioni mirate a preservare le nostre montagne. VDA Trailers si impegna ogni anno affinché il passaggio di tanti corridori e tanti escursionisti sui sentieri montani sia sempre meno impattante. Nel 2019 abbiamo dato inizio ad un percorso virtuoso ancora molto lungo e che durerà nei prossimi anni, nella speranza di riuscire a sensibilizzare tutti gli attori che frequentano e gestiscono l’ambiente montano” dichiara Alessandra Nicoletti di VdA Trailers.